Famiglie omoaffettive ed adozioni. Mettiamo l’interesse dei bambini al primo posto

Nel mondo dritto, quello che piace a Vannacci e ai suoi amici, un bambino vivrebbe meglio in un istituto che in una famiglia omoaffettiva. “Tutelare i minori”, ci spiegano, “significa farli crescere in un ambiente dove vengono amati da un uomo e una donna”. Quindi, secondo questi signori, meglio che un bambino non sia amato da nessuno piuttosto che da due genitori dello stesso sesso.

Ci troviamo di fronte a un pregiudizio difficile da eradicare, perché stiamo parlando di persone che nel 2024 definiscono ancora “anormali” gli omosessuali, dimostrando di essere incapaci anche di consultare utilmente un dizionario. Un pregiudizio che non si fa alcuno scrupolo ad abbandonare un minore in difficoltà ad una adolescenza di privazioni e solitudine, non confortata dalle cure, dall’amore, dall’assistenza e dalle opportunità che una famiglia omoaffettiva potrebbe donargli.

Quello che queste persone definiscono “tutelare i minori” in realtà non è altro che la tutela delle loro polverose e ottuse convinzioni. Si tratta solo di una delle tante scuse che usano per esercitare la morbosa pratica della discriminazione e del settarismo.

I bambini sanno molto bene cosa vogliono e ancor meglio cosa non vogliono. A loro piace essere abbracciati la sera, essere accompagnati a scuola al mattino, giocare con il cane nel proprio giardino, ed essere consigliati da qualcuno di cui si fidano nelle sfide di ogni giorno. A loro, come ad ogni essere vivente, piace essere amati e l’amore per fortuna vola più in alto delle convenzioni.

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