Oggi a Roma si terrà la Manifestazione per la Vita. Un’iniziativa, a detta degli organizzatori, che ha “uno sguardo privilegiato verso le donne” e che descrive l’aborto come una ferita alla donna “per la maternità negata”.
Il concetto della libertà e dell’autonomia a queste persone dev’essere evidentemente sconosciuto, poiché riescono a descrivere una libera scelta – sebbene sofferta e consapevole – quale può essere quella di decidere di interrompere una gravidanza, come una ferita contro sé stessa riducendola a colpa e peccato.
Seguendo tale teorema, dovremmo ritenere che le donne libere, padrone della loro vita e del loro corpo, siano “per la morte”.
Questo è un principio sommario di una violenza senza eguali.
Tutti siamo per la vita, ma la donna non è una incubatrice vincolata a obblighi culturali, sociali e giuridici dai quali non si dovrebbe poter liberare mai.
Non si può essere per la vita senza essere per la libertà.
Se davvero fosse una “Manifestazione per la Vita” oggi non basterebbe una piazza per contenerla.
Evidentemente non è così.