Morire al lavoro e peggio ancora morire per il lavoro. Tutto questo è semplicemente inaccettabile. Negli ultimi due giorni ci hanno raggiunto due notizie terribili, due pugnalate. Due pugnalate, almeno, per chi è ancora umano, per chi ancora ha occhi per vedere e orecchie per sentire. Prima il bracciante irregolare, a Latina, smaltito come merce avariata, abbandonato a morire. Poi il giovane nel lodigiano, appena diciottenne, stroncato mentre faceva il suo lavoro, con ancora tutta la vita davanti. Se per quest’ultimo il tema è quello della sicurezza sul lavoro, dell’insopportabile stillicidio quotidiano di donne e uomini che muoiono mentre si guadagnano da vivere, per il primo – oltre questo – c’è qualcosa di spaventoso, di paralizzante, e che ha a che vedere non solo con norme, leggi e regolamenti, ma soprattutto con la disumanità di chi pensa di poter trattare degli individui come semplici pezzi di carne. L’hanno detto in molti in queste ore e sono d’accordo: questa cosa non riguarda la destra o la sinistra, questa cosa ci riguarda come persone. Purtroppo, però, chi vive ancorato al passato, legato a visioni che sono fuori dal tempo, perde drammaticamente di vista queste tragedie vere e quotidiane. La difesa dei diritti, di ogni diritto, dev’essere l’unica vera priorità per tutti noi. È da questo che verrà tutto il resto.
Melania e Donald Trump, divisi sull’aborto