Immigrazione e naufragi: l’Europa faccia la sua parte

Un altro naufragio, l’ennesima tragedia annunciata. Altre vite spezzate e, quel che è peggio, tanti bambini e donne. È una trama che si ripete ormai da anni e di fronte alla quale non ci si può girare dall’altra parte, perché quello che accade lo abbiamo già visto e continueremo ancora vederlo se non si cambierà passo nella gestione di un’emergenza che è di portata continentale.
Le partenze significano naufragio e morte: questo è tristemente assodato, bisogna quindi che si faccia ogni sforzo diplomatico per prevenire che questi eventi drammatici continuino a ripetersi. Il nostro Paese compie uno sforzo enorme, del quale possiamo andare orgogliosi: sono migliaia, infatti, le vite umane che abbiamo salvato in mare e non è certo da poco il carico che ci assumiamo nel fronteggiare la necessità dell’accoglienza e dell’integrazione. Ne sono stata testimone diretta in occasione delle mie ripetute visite a Lampedusa. Ma l’ho detto mille volte e non mi stancherò di ripeterlo: l’Italia non può fare tutto da sola: la chiave è nella cooperazione internazionale e in particolare tra gli Stati membri dell’Unione Europea. Servono politiche comuni e meccanismi di condivisione delle responsabilità enormi che questa emergenza rende indispensabili. Ogni naufragio è una sconfitta per tutti noi.

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