Se si è riusciti a raggiungere un accordo sul Clima a Parigi è perché sono state finalmente superate le divisioni tra Paesi sviluppati e Pesi in via di sviluppo. Certo l’accordo “non è perfetto”, ma è comunque “il più ambizioso che potevamo raggiungere”, qualcosa che appena mercoledì scorso sarebbe stato inimmaginabile. Esulta per i risultati della Conferenza Cop21 il commissario al Clima Miguel Arias Cañete. “L’Europa e i suoi alleati hanno fatto la storia”, ha rivendicato il commissario sottolineando il ruolo di mediazione svolto dall’Ue negli scorsi mesi. Cañete ha ricordato che la conferenza di Copenaghen del 2009 fallì per diverse ragioni: “Da una parte non eravamo pronti, poi molti Stati non volevano impegnarsi e riuscirono a dividere i Paese sviluppati e quelli in via di sviluppo, creando una situazione di scontro tra i due”. Ma, ha continuato Cañete , a Parigi tutti hanno capito che “un accordo senza i grandi emettitori non è possibile”, anche perché gli “Stati sviluppati sono responsabili del 35% delle emissioni globali, e quelli in via di sviluppo del 65%”.
Per questo è stato fondamentale il ruolo del Brasile che è stato il primo del blocco composto anche da Cina, India, Sudafrica e Indonesia ha deciso di unirsi al gruppo che Cañete ha definito dei “volenterosi”, e questo ha affermato il commissario “ha segnato la svolta” delle trattative. “Se qualcuno mi avesse detto solo mercoledì scorso che avremmo avuto un accordo gli avrei dato del pazzo”, ha rivelato il commissario. Certo, ha concesso, l’accordo raggiunto “non è perfetto e non abbiamo avuto tutto”, è però “l’accordo più ambizioso che potevamo raggiungere”, tenendo presente che “in un accordo globale non si può avere il 100% di quello che si chiede”, e quindi questo “è un buon primo passo”, ha concluso il commissario secondo cui a partire da oggi si deve già lavorare alla prossima conferenza sul Clima per continuare questo cammino.